Quelli che si accostano al sacramento della Penitenza, ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a Lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l'esempio e la preghiera. (Conc. Vat. II, Lumen gentium, 11)
La Penitenza, chiamata anche sacramento della conversione, della confessione, del perdono o della riconciliazione, è il sacramento che permette al peccatore di ritrovare l’amicizia di Dio.
I sacramenti dell’iniziazione cristiana, Battesimo, Confermazione ed Eucaristia, rendono l’uomo figlio di Dio e lo rendono partecipe della vita divina in Cristo, ma non annullano la debolezza e la fragilità della natura umana. L’uomo rimane inclinato al peccato e si trova a dover combattere contro le seduzioni del male.
Dio, però, non abbandona mai l’uomo e lo chiama continuamente alla comunione con sé, sostenendolo nelle prove con la grazia di Cristo. La vita dell’uomo diviene così un cammino di conversione nel quale alle cadute segue il ritorno all’amore del Padre.
Nella sua predicazione Gesù invita alla conversione: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Oggi, la Chiesa, fedele al comando di Cristo, continua a chiamare l’uomo alla fede e lo sostiene nel suo cammino di conversione, offrendogli con i sacramenti la possibilità di entrare nella vita divina. In particolare il sacramento della riconciliazione, dopo il Battesimo, riavvicina il peccatore a Cristo e lo aiuta nel suo progredire verso la santità.
Con il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica: “Gli effetti del Sacramento della Penitenza sono: la riconciliazione con Dio e quindi il perdono dei peccati; la riconciliazione con la Chiesa; il recupero, se perduto, dello stato di grazia; la remissione della pena eterna meritata a causa dei peccati mortali e, almeno in parte, delle pene temporali che sono conseguenze del peccato; la pace e la serenità della coscienza, e la consolazione dello Spirito; l’accrescimento delle forze spirituali ed il combattimento cristiano”. (310)
Nell'Antico Testamento i profeti esortano continuamente al pentimento e alla fiducia nella bontà e nella misericordia di Dio: assai pressanti e toccanti sono, in particolare, gli appelli di Isaia, Ezechiele e Gioele.
Anche i Salmi sono pieni di esortazioni alla penitenza.
Nel Nuovo Testamento, all'inizio della missione pubblica di Gesù, Giovanni Battista
invita al pentimento e grida: "Fate dunque frutti degni di conversione”.
Nella sua predicazione, Gesù si mostra compassionevole e misericordioso verso coloro che hanno sbagliato e che dimostrano di essersi pentiti: Zaccheo, l’adultera e tanti altri incontrano, pieni di stupore, la forza della sua misericordia; durante l’Ultima Cena e sulla croce, annuncia di spargere il proprio sangue per la remissione dei peccati dell’uomo.
Nel momento in cui promette a Pietro di fondare la Chiesa e quando appare agli Apostoli dopo la Resurrezione, Gesù invoca su di essi lo Spirito Santo e conferisce loro il potere di rimettere o non rimettere i peccati degli uomini.
Per amministrare il sacramento della riconciliazione, la Chiesa prevede un rito rivolto al penitente singolarmente e un rito con più penitenti, seguito dalla confessione dei peccati e dalla assoluzione individuali.
Nel primo caso la celebrazione inizia con il segno della croce e con una formula con la quale il sacerdote invita il penitente ad avere fiducia in Dio. Se le condizioni lo permettono il celebrante legge o ricorda al penitente un testo della Sacra Scrittura che chiama l’uomo alla conversione. Seguono quindi la confessione dei peccati da parte del penitente, la proposta di un esercizio penitenziale da parte del sacerdote, una preghiera del penitente e l’assoluzione con le seguenti parole: “Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Nel secondo caso, dopo un canto iniziale, al saluto del sacerdote, segue un’esortazione sull’importanza della celebrazione e un’orazione specifica. Viene quindi solennemente proclamata la Parola di Dio a cui segue l’omelia e un’esame di coscienza proposto a tutti i fedeli presenti. Il diacono o il ministro propone una confessione generale dei peccati seguita dalla recita del Padre Nostro. Ogni penitente, quindi, si reca personalmente dal sacerdote per la confessione individuale. Il rito termina con un ringraziamento e la benedizione finale.
Il vescovo o i sacerdoti conferiscono il sacramento in nome di Gesù e della comunità cristiana e riconciliano il peccatore con Dio e con la Chiesa. La loro presenza è indispensabile perché essi, agendo nella persona di Gesù e quali rappresentanti della Chiesa, riammettono il penitente nella comunione con Gesù e con la Comunità ecclesiale. Sono obbligati a mantenere l’assoluto segreto circa quanto ascoltato in confessione.
Al penitente è richiesta la penitenza interiore, cioè “… il dolore e la repulsione per i peccati commessi, il fermo proposito di non peccare più in avvenire e la fiducia nell’aiuto di Dio…” (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 300)
12Or dunque - parola del Signore - ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libazione per il Signore vostro Dio. (Gl 2,12-14)
La penitenza interiore è un radicale riorientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il peccato, un'avversione per il male, insieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza della misericordia di Dio e la fiducia nell'aiuto della sua grazia. (Catechismo della Chiesa cattolica, 1431) |