Nasce a Pianaccio di Lizzano in Belvedere (Bologna) il 23 febbraio 1915. Nel 1925 si trasferisce insieme alla famiglia a Porretta Terme. Terminate le scuole elementari, si iscrive al Collegio Albergati dove frequenta la scuola di avviamento commerciale. Decide di farsi sacerdote e, nell’ottobre del 1931, entra nel seminario di Borgo Capanne e successivamente prosegue gli studi prima, presso il  Seminario Arcivescovile di Villa Revedin poi, nel Pontificio Seminario Regionale di Bologna.

Viene ordinato diacono nel 1941 e nel medesimo anno l’Arcivescovo lo destina alla parrocchia di Sperticano ad aiutare  l’anziano arciprete don Giovanni Roda. Qui rimane per un anno e, dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 28 giugno 1942, viene nominato cappellano della medesima parrocchia. Il 20 luglio muore l’anziano parroco e gli succede come arciprete il 21 agosto 1942.

Tutti ricordano il grande zelo pastorale di don Giovanni che si concretizza in molteplici atti di carità e in una costante attenzione per i suoi parrocchiani.

Si prodiga anche nel campo educativo cercando di aprire una scuola simile a quella da lui frequentata a Porretta.

Dopo il bombardamento su Bologna del 1943 accoglie in canonica molti sfollati.

In sella all’affezionata bicicletta si reca ovunque ad aiutare i confratelli sacerdoti anziani ed è pure presente il 27 novembre 1943 a Lama di Reno per soccorrere i tanti feriti del tragico bombardamento aereo.

Durante l’occupazione nazista intensifica il suo impegno correndo dove c’è bisogno, cercando di risolvere i problemi che man mano si presentano.

Non dimostra alcuna paura a trattare con i tedeschi, sostenuto dalla sua grande fede e dalla sua coerenza sacerdotale.

Nel maggio 1944 i tedeschi compiono numerose rappresaglie e don Giovanni, incurante del pericolo, corre a seppellire i morti.

Nasce a Castelfranco Emilia il 5 novembre 1914, quinto di sette fratelli. Fin da bambino sente forte la chiamata a farsi sacerdote e  a 12 anni entra nel Seminario Arcivescovile di Bologna. Compiuti gli studi, viene ordinato sacerdote il 16 luglio 1938 e, dopo alcuni giorni, viene inviato come cappellano a S. Martino di Caprara.

Il 31 ottobre dello stesso anno gli viene affidata, come economo spirituale, la parrocchia di Casaglia di Caprara, vacante per la morte del parroco don Ansaloni.

Il 1° aprile 1944 l’Arcivescovo lo nomina parroco di S. Nicolò della Gugliara, ma il 21 novembre 1943 la sede parrocchiale viene trasferita a Gardelletta.

Don Ferdinando svolge il suo ministero sacerdotale guadagnandosi la stima e l’affetto dei suoi parrocchiani. Ben integrato nelle tradizioni del territorio è in grado di comprendere fino in fondo la mentalità della gente a lui affidata. Aiuta i parroci della zona e nel contempo si prodiga ad elevare il grado culturale dei giovani organizzando per loro una scuola serale. Esperto in matematica aiuta i contadini “a fare la stima del fieno, delle bestie, del letame, come un perito agrario”, non trascurando di promuovere la loro crescita spirituale con “conversazioni di cultura religiosa”.

Grazie all’esperienza acquisita riesce a riorganizzare l’assetto parrocchiale della zona.

Tutti lo ritengono  un “sacerdote di ottimo spirito, intelligente, non senza una buona dose di senso pratico e di iniziativa”.

Accanto a lui vivono i membri della sua famiglia: il padre, la madre, un fratello e alcune sorelle e, nel 1942, tutti insieme si trasferiscono nella canonica di La Quercia.

Nonostante i terribili avvenimenti della guerra resta accanto al suo gregge come buon pastore, prodigandosi a favore di tutti.

Non abbandona nessuno e svolge la sua missione cercando di mantenere i contatti con la sua gente.

Alcuni ricordano che negli ultimi mesi “andava a visitare i suoi parrocchiani rintanati qua e là, fornendo l’aiuto mteriale e il conforto che gli fu possibile”.

Per sfuggire ai continui bombardamenti si era rintanato, insieme alla famiglia, in un rifugio dietro al cimitero di S. Martino. Il 9 ottobre 1944, come riferisce il diario di suo padre: “Don Fernando e Giulia sono usciti e andati al comando tedesco per avere  un permesso di cambiare rifugio per non morir di fame. Non sono più tornati”.

I loro corpi saranno ritrovati nel maggio 1945 presso la Pozza Rossa, località vicino alla chiesa di S. Martino e, dopo una sepoltura provvisoria nel cimitero di quella parrocchia, ora riposa, insieme ai membri della sua famiglia, quasi tutti uccisi insieme a lui in quei tragici giorni, nel cimitero di Castelfranco.

(Alcune testimonianze)

“[…] Ho conosciuto bene don Fernando.

Io andai militare nel ’42: prima eravamo sempre insieme. Veniva nei campi, dove lavoravo, per salutarmi. Era di casa al Poggiolo: la domenica gli rendevamo visita. Abbiamo giocato alle bocce sul sagrato e a “massino” in canonica.

Aveva organizzato la scuola serale. Da noi c’era solo la terza elementare, a La Quercia. Per completare le cinque classi bisognava andare o a Vado o al Sasso. Ha preparato mio fratello Bruno per l’esame di quinta a Vergato.

Aveva una straordinaria disposizione alla matematica. Insegnava a fare la stima del fieno, delle bestie, del letame, come un perito agrario. Noi, i Paselli di San Giovanni di Sotto e i Calzolari eravamo diventati amici.

Ci prestavamo volentieri per la chiesa, nel tempo libero che non era molto…. Teneva conversazioni di cultura religiosa per noi grandi… Una volta siamo andati a Cerpiano per un ritiro spirituale; e spesso andavamo a colloquio con lui… (Luciano Gherardi, LE QUERCE DI MONTE SOLE, Società Editrice il Mulino, Bologna, pagg. 100-101).

La sua morte è ancora oggi avvolta nel “mistero”, non si conoscono, infatti, le ragioni, il modo e chi ne è stato l’autore.

Il cadavere di don Fornasini è stato ritrovato alla fine della guerra presso il cimitero di S. Martino con la testa staccata dal corpo.

Don Fornasini è medaglia d’oro al valor militare.

Nasce il 19 maggio 1918 nella parrocchia di Vimignano, Comune di Grizzana Morandi.

A 12 anni entra nel seminario di Borgo Capanne e continua gli studi prima, presso il Seminario Arcivescovile poi, nel Pontificio Seminario Regionale di Bologna.

Viene ordinato sacerdote il 28 giugno 1942 e l’Arcivescovo lo destina come vicario cooperatore a Monzuno.

Il 1° luglio gli viene conferita la nomina di parroco di San Nicolò della Gugliara ma per diverse ragioni nel 1943 rinuncia. Dopo aver ricoperto per alcuni mesi l’ufficio di economo spirituale di San Martino di Caprara il 17 maggio 1943 diviene arciprete di quella parrocchia.

Nel territorio della sua parrocchia si nascondono molti partigiani e spesso questi fanno visita a don Ubaldo e tutto  ciò gli procura gravi rischi, anche perché i tedeschi sono sempre in agguato.

All’Arcivescovo di Bologna don Ubaldo racconta la sua delicata situazione e il Cardinale gli consiglia di abbandonare la parrocchia e di ritirarsi altrove.

Don Ubaldo non se la sente di lasciare la sua gente e prontamente risponde al suo Arcivescovo che, “se resta la mia gente, io debbo restare con loro, ho appena preso possesso”.

E’ una decisione che mette in luce la sua grande sensibilità sacerdotale e la sua missione di buon pastore, che resta accanto al proprio gregge e non l’abbandona nel momento del pericolo.

Questo gesto gli sarà fatale e, insieme a tanti suoi amici e parrocchiani, incontrerà la morte.

Il 29 settembre 1944, dopo aver raccolto nella chiesa di San Martino diverse persone, le esorta alla preghiera e a ricevere i sacramenti. Quindi parte per Cerpiano per celebrare la Santa Messa, ma giunto presso Casaglia trova in chiesa molta gente che si è radunata in quel luogo sacro pensando di trovare un rifugio sicuro. Don Ubaldo resta e prega con loro, ma poco dopo arrivano i tedeschi. Uccidono alcune persone in chiesa e nel campanile e costringono il sacerdote ad accompagnare le altre verso il cimitero. Giunta di fronte al cancello del cimitero la gente viene fatta entrare, mentre don Ubaldo viene riportato in chiesa e lì, sulla predella dell’altar maggiore, è barbaramente assassinato.

Don Elia Comini nasce nella parrocchia di Calvenzano di Vergato il 7 maggio 1910 in una casa  accanto al Santuario della Madonna del Bosco.

Quattro anni dopo si trasferisce insieme alla famiglia presso la località “Casetta” in parrocchia di Salvaro. Nel 1926 muore il padre Claudio. Don Elia trova il sostegno e l’aiuto nel parroco della sua parrocchia, Mons. Fidenzio Mellini, che stima il giovane per la profonda religiosità e per le sue capacità intellettuali.

Entrato nella famiglia Salesiana di S. Giovanni Bosco, compie la prima professione religiosa nel 1926 a Castel de’Britti, poi, si reca a Torino per continuare gli studi teologici.

Viene ordinato sacerdote il 16 marzo 1935 nella cattedrale di Brescia.

Don Elia si dedica, quindi, all’insegnamento e alla formazione dei giovani; aveva conseguito, infatti, la laurea in Lettere presso l’Università statale di Milano.

Lavora presso le scuole salesiane di Chiari (Brescia) e presso il convitto “Rota” e l’aspirantato di Treviglio (Bergamo).

Rientrato per le vacanze a Salvaro è coinvolto nella bufera della guerra.

Catturato dai tedeschi, mentre sta correndo ad aiutare gli sventurati di una rappresaglia in località Creda, muore il 1° ottobre 1944, fucilato presso la “Botte” della Canapiera di Pioppe di Salvaro, insieme  a padre Martino Capelli e ad altre persone.

Padre Martino Capelli, il vero nome di battesimo è Nicola, nasce a Nembro (Bergamo) il 20 settembre 1912, ultimo di sei fratelli. Il padre è falegname e la mamma casalinga.

A 12 anni, dopo aver frequentato le scuole elementari del suo paese, si iscrive alla Scuola apostolica di Albino.

E’ in questi anni che matura la propria vocazione religiosa. Terminati gli studi ginnasiali entra nella Congregazione dei Padri del Sacro Cuore, fondata dal sacerdote francese Leone Dehon e pronuncia la prima professione il 23 settembre 1930.

I Superiori lo inviano a Bologna presso lo Studentato delle Missioni per compiere gli studi filosofici.

Il 23 settembre compie la sua professione perpetua e, dopo una breve parentesi di servizio a Trento, rientra a Bologna per studiare Teologia.

Il 26 giugno 1936 è ordinato sacerdote. Poiché ha conseguito negli esami una votazione molto alta i Superiori decidono di inviarlo a  Roma, presso l’Istituto  Biblico, per laurearsi in Sacra Scrittura e in Storia ecclesiastica. Dopo aver conseguito la licenza  in teologia ritorna a Bologna ed insegna agli studenti della sua Congregazione.

Nel 1943  è a Castiglione dei Pepoli presso il Collegio dei Padri del Sacro Cuore. A causa dei numerosi bombardamenti i Superiori decidono di trasferirsi presso Burzanella, frazione del Comune di Camugnano.

Nonostante il pericolo incombente, padre Martino decide di recarsi a Salvaro per aiutare il vecchio parroco.

Raggiunta la canonica incontra don Elia Comini con il quale condividerà il martirio.

Il 29 settembre i tedeschi compiono un rastrellamento nella zona e fanno una strage di civili inermi. Molti uomini riescono, però, a fuggire e trovano un sicuro nascondiglio nella canonica di Salvaro.

I nazisti entrati nella casa parrocchiale non trovano nessuno, mentre le donne radunatesi in chiesa pregano intensamente.

Un uomo assai sconvolto raggiunge la canonica e dà l’avviso della tremenda strage avvenuta in località Creda.

Padre Martino e don Elia non esitano un istante e subito corrono in aiuto ai feriti. Sono però arrestati e condotti a Pioppe di Salvaro. Rinchiusi insieme ad altri uomini in una casa accanto alla chiesa, dopo tre giorni, il 1° ottobre 1944, sono fucilati sui bordi della “Botte” di Pioppe.

03SuorFiori
Sr. Maria Norina Fiori, soprannominata suor Ciclamino, nasce il 6 aprile 1901 a Monteacuto Vallese, in comune di San Benedetto Val di Sambro. Nel 1927 entra definitivamente nell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata, fondato dalla beata Elisabetta Renzi. Dopo un periodo di circa 4 anni trascorsi a Piacenza torna a Bologna e nella casa di via Montello svolge la sua opera di insegnante elementare. Contemporaneamente si presta come catechista nella parrocchia di S. Paolo di Ravone, anima le celebrazioni liturgiche, suonando l’organo e dirigendo il coro.

Si dedica anche alle opere di carità aiutando i poveri e i deboli di quella parrocchia.

Nel 1944, a causa dei terribili bombardamenti su Bologna, con il permesso della superiora, rientra in famiglia a S. Giovanni di Sotto.

Nella parrocchia di San Martino è arrivato il nuovo parroco don Ubaldo Marchioni.

Suor Maria si mette subito a disposizione preparando i bambini alla prima Comunione, fissata per il 3 settembre 1944.

Dopo la proclamazione di Bologna “città aperta” ha la possibilità di rientrare all’Istituto, ma preferisce restare in montagna per completare la preparazione catechista dei bambini.

Il 29 settembre i tedeschi giungono a S. Giovanni di Sotto  e compiono un efferato massacro e anche Suor Maria, insieme ad altre persone, trova la morte.

I superstiti raccontano che negli istanti prima dell’arrivo dei nazisti la suora aveva raccolto nel rifugio le persone del posto e insieme avevano recitato il Rosario.