CrespiEstremaUnzione1712Già la lettera di S. Giacomo dà alcune indicazione sullo svolgersi del rito dell'Unzione.
 
Ippolito Romano, nel III sec. d.C., descrive l'amministrazione dell'Unzione. Secondo Ippolito, l’olio serve per donare al malato il sollievo dalla sofferenza e la guarigione. 
L'olio veniva benedetto dal Vescovo che lasciava al singolo fedele la facoltà di utilizzarlo come meglio credeva.
 
Nel VI sec. d.C., l'Unzione è considerata uno strumento di guarigione, e non è usata per coloro che sono prossimi alla morte.
 
Nell'VIII sec. d.C., si unisce l'Unzione al Viatico, che è la comunione riservata al moribondo. Ministro del sacramento diventa, così, il vescovo o il prete. Vengono unte tutte le parti del corpo, per sottolineare che è attraverso di esse che si sono compiuti i peccati responsabili della malattia.
 
Nel XIII sec. d.C. si amministrano contemporaneamente Riconciliazione, Viatico e Unzione degli infermi, vista sempre più come il sacramento per chi si trova in punto di morte.
 
Il Concilio di Trento non presenta l'Unzione degli infermi come l'unzione dei moribondi, ma tale significato del sacramento si ritrova nel successivo rituale del 1614.
 
Fino alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II, si parlerà di estrema unzione.