“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9).
Più che mai valida ed attuale è la parola di Gesù, che chiama figli di Dio coloro che si adoperano per la promozione della pace.
Sembra, questa, una speranza irrealizzabile. La storia dell’uomo è tragicamente segnata da guerre sanguinose e da violenze di ogni genere e, nonostante il progresso raggiunto dall'umanità in campo economico e tecnologico, anche il mondo di oggi vive il pericolo e il dramma di tante guerre che causano immensi dolori e sofferenze. Se a queste si aggiunge la violenza che sembra dominare tanti aspetti della vita delle società più ricche, è assai facile lasciarsi prendere dallo sconforto e pensare che sia impossibile realizzare una pace stabile e duratura.
Ma, anche se precaria, fragile e costantemente minacciata dall'instabilità umana e dal peccato, la pace è desiderata da tutti e tutti vorrebbero che essa trionfasse definitivamente.
Nella Bibbia, il termine salôm (= pace) ha un significato molto ampio. C’è in esso l’idea della pienezza, della totalità e della perfezione che l’uomo può raggiungere. E’ dunque pace la tranquillità e la serenità, il benessere personale e la concordia nei rapporti familiari, la prosperità materiale e la particolare esperienza che l’uomo vive quando è in armonia con Dio, con le cose e con se stesso.
Il Dio della Bibbia dona la pace ai suoi servi e, secondo il libro dei Salmi, chi a Lui si abbandona concluderà la propria esistenza nella pace. L'uomo riceve il dono della pace grazie alla preghiera e all’esercizio della giustizia e collabora con Dio alla realizzazione della pace stessa nel mondo. Dalla sfera personale, la pace può così trasferirsi all’ambito sociale: quando Israele è fedele a Dio vive nella pace, quando si allontana da Lui conosce momenti tristi.
Di fronte ai peccati del re e del popolo, il profeta Michea esorta a ricercare la pace nella giustizia di Dio piuttosto che, come vorrebbero i falsi profeti, nelle alleanze con i pagani.
Tutti i profeti affermano che, per ottenere la vera pace, è necessario eliminare ogni forma di peccato e attendere la venuta del Messia, attraverso la cui sofferenza e il cui sacrificio, la pace sarà definitivamente offerta all’uomo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente, mio Dio, in cui confido”. dalla peste che distrugge. sotto le sue ali troverai rifugio. non temerai i terrori della notte né la freccia che vola di giorno, lo sterminio che devasta a mezzogiorno. e diecimila alla tua destra; ma nulla ti potrà colpire. (Dal Sal. 91) 6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. 7La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. 8Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. 9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. (Is 11,6-9) La Costituzione dogmatica “Gaudium et spes” del Concilio Vaticano II tratta con bellissime parole il tema della pace. Ne riportiamo alcuni passi. a) La pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l'equilibro delle forze contrastanti, né è effetto di una dispotica dominazione, ma essa viene con tutta esattezza definita opera della giustizia. E' il frutto dell'ordine impresso nell'umana società dal suo Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una giustizia sempre più perfetta. Poiché infatti il bene comune del genere umano è regolato, sì, nella sua sostanza, dalla legge eterna, ma è soggetto, con il progresso del tempo, per quanto concerne le sue concrete esigenze, a continue variazioni, la pace non è stata mai qualcosa di stabilmente raggiunto, ma è un edificio da costruirsi continuamente. Poiché inoltre la volontà umana è labile e ferita per di più dal peccato, l'acquisto della pace esige il costante dominio delle passioni di ognuno e la vigilanza della legittima autorità. b) Tuttavia questo non basta. Tale pace non si può ottenere sulla terra se non è tutelato il bene delle persone e se gli uomini non possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze del loro animo e del loro ingegno. La ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l'assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessarie per la costruzione della pace. In tal modo la pace è frutto anche dell'amore, il quale va oltre quanto può assicurare la semplice giustizia. c) La pace terrena tuttavia, che nasce dell'amore del prossimo, è immagine ed effetto della pace di Cristo, che promana dal Padre. Il Figlio incarnato infatti, principe della pace, per mezzo della sua Croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio e, ristabilendo l'unità di tutti in un solo popolo e in un solo corpo, ha ucciso nella sua carne l'odio, e, nella gloria della sua Resurrezione, ha diffuso lo Spirito di amore nel cuore degli uomini. d) Pertanto tutti i cristiani sono pressantemente chiamati a praticare la verità nell'amore (Ef 4,15) e ad unirsi a tutti gli uomini sinceramente amanti della pace per implorarla dal cielo e per attuarla. e) Mossi dal medesimo Spirito, noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità. f) Gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo, ma in quanto riescono, uniti nell'amore, a vincere il peccato, essi vincono anche la violenza, fino alla realizzazione di quella parola divina: "Con le loro spade costruiranno aratri e falci con le loro lance; nessun popolo prenderà più le armi contro un altro popolo, né si eserciteranno più per la guerra" (Is 2,4). (Conc. Vat. II, Gaudium et spes, 78) L'edificazione della pace esige prima di tutto che, a cominciare dalla ingiustizie, si eliminino le cause della discordie che fomentano le guerre. Molte occasioni provengono dalle disparità economiche e dal ritardo con cui vi si porta il necessario rimedio. Altre nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone e, per accennare ai motivi più reconditi, dall'invidia, dalla diffidenza, dall'orgoglio e da altre passioni egoistiche. Poiché gli uomini non possono tollerare tanti disordini, avviene che il mondo, anche senza guerra, resta tuttavia continuamente in balia di lotte e di violenze. I medesimi mali si riscontrano nei rapporti tra le nazioni. Quindi per vincere e per prevenire questi mali, per reprimere l'abuso della violenza, è assolutamente necessario che le istituzioni internazionali vadano maggiormente d'accordo, che siano coordinate in modo più sicuro e che, senza stancarsi, si stimoli la creazione di organismi idonei a promuovere la pace. (Conc. Vat. II, Gaudium et spes, 83) |