Sono passati trecento anni dalla conclusione del Concilio di Trento, quando papa Pio IX manifesta ad alcuni cardinali riuniti a Roma l’intenzione di convocare un nuovo concilio. Il 9 marzo 1865 una ristretta commissione pontificia comincia ad organizzare la grande assise che viene annunciata pubblicamente da Pio IX nel giugno 1867, diciottesimo centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. Il 29 giugno 1868 vengono spedite a tutti i vescovi della cristianità le lettere di convocazione e l'8 dicembre 1869 si apre solennemente, nella basilica di San Pietro, il Concilio Vaticano I. Ai suoi lavori partecipano circa 700 vescovi; i rappresentanti delle Chiese orientali separate da Roma e delle Chiese protestanti, invitati, rifiutano l’invito.
Vengono formate cinque commissioni per affrontare vari temi inerenti la fede, la disciplina ecclesiastica, la vita religiosa, le missioni, i rapporti con le chiese orientali, e per preparare i relativi schemi da sottoporre alla discussione. Il primo tema affrontato riguarda l’infallibilità del papa. La discussione fra i favorevoli e i contrari, ampia, profonda e spesso accesa, impegna il Concilio fino al luglio 1870 quando si conclude con 533 voti a favore e 2 contrari. L’infallibilità del papa diviene così dogma di fede: quando il papa, pastore e maestro del popolo di Dio, definisce ex cathedra una dottrina circa la fede e la morale cattoliche non può sbagliare e le sue decisioni non possono essere modificate.
Il Concilio ha solo il tempo di approvare la costituzione sulla fede cattolica e di definire il primato del papa, quando lo scoppio della guerra franco-prussiana, che richiama in patria numerosi prelati, e l'occupazione di Roma da parte dell'esercito piemontese, ne provocano la sospensione. I successivi avvenimenti storici impediscono una nuova convocazione dei padri conciliari per terminare l’esame di altri 49 schemi di discussione preparati dalle varie commissioni.
"Il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani e in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce che una dottrina in materia di fede e di costumi abbia da esser ritenuta all'interno della Chiesa, a motivo dell'assistenza divina che a lui in S.Pietro è promessa, egli gode di infallibilità della quale il Divin Redentore volle fosse dotata la sua Chiesa nel definire una dottrina in materia di fede o di costumi; perciò tali definizioni del Romano Pontefice per se stesse, e non per consenso della Chiesa, sono irreformabili".(Conc. Vat. I) |
Vari e profondi sono i cambiamenti che si verificano nel corso dei secoli XIX e XX: le grandi scoperte scientifiche e tecnologiche e il grande sviluppo dei mezzi di comunicazione, le due guerre mondiali fanno sorgere nel mondo nuovi problemi sociali (questione sociale).
Anche la Chiesa viene coinvolta nella trasformazione della società.
Le condizioni sociali in rapido mutamento spingono i grandi papi di questo periodo ad una nuova riflessione sulla natura della Chiesa e la sua missione nel mondo e ad un’opera di rinnovamento che riporta la Chiesa in una posizione di grande prestigio.
Leone XIII (1878-1903), nell’enciclica Rerum novarum, pone le fondamenta della dottrina sociale cattolica; nell’Aeterni patris riconosce il pensiero di S.Tommaso d’Aquino come fondamento della teologia cattolica; con la Providentissimus Deus imprime un grande impulso allo sviluppo delle scienze bibliche e, nel 1881, apre gli archivi vaticani agli studiosi di tutto il mondo; in campo politico favorisce la distinzione fra Chiesa e stato.
Pio XI (1922-1939) affronta in varie encicliche i temi della sovranità di Cristo, dell’educazione cristiana, del matrimonio, della giustizia sociale e, nell'Ubi arcano Dei del 1922, manifesta l'intenzione di riprendere i lavori del Concilio Vaticano I.
Pio XII (1939-1958) guida la Chiesa negli anni della II guerra mondiale e continua l’opera dei predecessori.
Con la nomina di cardinali di tutti i paesi del mondo rende la Chiesa più internazionale; favorisce gli studi biblici e liturgici; approfondisce lo studio del sacerdozio e della verginità consacrata; riflette sulla Chiesa come corpo mistico di Cristo. Nel 1949 costituisce una Commissione con l’incarico di preparare un nuovo concilio, commissione che però, due anni dopo, rinuncia all'impresa. Pio XII muore nell’ottobre 1958.
Sulla cattedra di Pietro gli succede Giovanni XXIII.
Pur molto breve, ottobre 1958 - giugno 1963, il pontificato di Giovanni XXIII segna, nella storia della Chiesa, una svolta decisiva.
La sera del 25 gennaio 1959, dopo tre mesi appena dalla sua elezione, nella basilica di S. Paolo fuori le Mura, il nuovo papa comunica all’improvviso l’intenzione di convocare un nuovo concilio a Roma.
Giovanni XXIII vuole guidare la Chiesa a riflettere sui propri problemi e su quelli del mondo: le divisioni del Cristianesimo che ostacolano il dialogo ecumenico e gli sforzi per l'unità dei credenti in Cristo; la necessità di un rinnovamento della liturgia, degli studi biblici e di un maggior impegno dei laici nella vita della Chiesa; il divario economico fra i paesi occidentali e i paesi del "terzo mondo".
L'11 ottobre apre solennemente il Concilio: sono presenti 2540 vescovi, provenienti da tutte le parti del mondo, e osservatori ufficiali delle confessioni cristiane non cattoliche.
Nel giugno 1963 Giovanni XXIII muore e gli succede Paolo VI (1963-1978), sotto il cui pontificato il concilio continua i suoi lavori fino all’8 dicembre 1965.
Tutti i temi della vita della Chiesa e della vita della società sono stati affrontati dal Concilio e trovano eco nei documenti ora studiati.
L’8 dicembre 1965, dopo il discorso conclusivo di papa Paolo VI, i Padri conciliari inviano messaggi ai diversi componenti della società: governanti, intellettuali, artisti, donne, lavoratori, poveri, ammalati, giovani.
Il Concilio Vaticano II non è stato solo un concilio dottrinale e dogmatico, ma, soprattutto, un concilio pastorale che ha portato indubbi benefici alla Chiesa e alla società.
Il rinnovamento della liturgia ha avvicinato i fedeli ai misteri del culto cristiano, grazie anche all’uso delle lingue nazionali che ha permesso una migliore comprensione e partecipazione; il risveglio degli studi biblici, conseguente alla nuova considerazione e importanza riconosciute alla Sacra Scrittura, ha permesso una maggiore diffusione e conoscenza della Bibbia; la riaffermazione della collegialità dei vescovi in comunione col Papa a servizio di tutta la comunità cristiana fa superare una concezione troppo rigida della struttura gerarchica.
Ora la Chiesa è davvero il popolo di Dio, costituito dai battezzati che godono tutti della medesima dignità e dove i pastori esercitano il loro ministero al servizio del bene comune.
Il Concilio ha poi aperto un grande capitolo nel dialogo fra la Chiesa cattolica da una parte e le confessioni cristiane non cattoliche e le grandi religioni non cristiane dall’altra.
Il merito più grande del Concilio è stato quello di aver prodotto un profondo “aggiornamento” in tutti gli aspetti della vita della Chiesa, per rendere il messaggio cristiano più vicino all’uomo di oggi.
I documenti prodotti dal Concilio sono sedici: 4 costituzioni, 9 decreti e 3 dichiarazioni.
- Lumen gentium, di carattere dogmatico, tratta del mistero della Chiesa, popolo di Dio, della vocazione propria dei laici, dell’importanza di Maria;
- Dei Verbum, dogmatica, parla della Rivelazione di Dio agli uomini e, quindi, della Bibbia e della sua interpretazione.
- Sacrosanctum concilium, di carattere disciplinare, indica i princìpi fondamentali per la riforma e lo sviluppo della liturgia.
- Gaudium et spes, di natura pastorale, si interessa della presenza e della missione della Chiesa nel mondo di oggi.
- Optatam totius: si interessa della formazione culturale e spirituale degli aspiranti al sacerdozio e della revisione degli studi teologici nei seminari;
- Presbyterorum ordinis: tratta della vita e del ministero dei sacerdoti;
- Christus Dominus: si interessa particolarmente della missione dei vescovi e della vita diocesana;
- Perfectae caritatis: si preoccupa dei religiosi e del rinnovamento del loro stato di vita;
- Apostolicam actuositatem: tratta dell’apostolato dei laici, con particolare riferimento alla loro formazione e al loro campo d’azione;
- Ad gentes: parla del compito missionario della Chiesa, dei missionari, delle chiese particolari e dell’organizzazione nelle terre di missione;
- Unitatis redintegratio: indica i princìpi sui quali si fonda il dialogo ecumenico fra la Chiesa cattolica e le comunità cristiane separate dalla comunione con il Romano Pontefice;
- Orientalium ecclesiarum: tratta delle chiese orientali cattoliche con una speciale attenzione a non disperdere il patrimonio di fede in esse contenuto;
- Inter mirifica: si preoccupa del mondo della comunicazione e soprattutto del retto uso degli strumenti di comunicazione e dell’apostolato che con essi si può svolgere.
- Gravissimum educationis: distingue i compiti della famiglia, della società e della Chiesa nell’educazione. Tratta del catechismo, delle associazioni giovanili, della scuola. Grande importanza riserva alla scuola e alla libertà di scelta da parte dei genitori.
- Dignitatis humanae: tratta della libertà religiosa.
- Nostra aetate: evidenzia le relazioni fra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane.