La parola medioevo significa età di mezzo, e indica il periodo della storia che intercorre tra la fine dell'Impero romano d'Occidente (476 d.C.) e l'inizio del XVI sec. d.C.. E’ una parola creata nel XV sec. d.C. dagli Umanisti, che considerarono i mille anni della storia medioevale un intervallo fra gli splendori dell’antichità classica e il Rinascimento. I Riformatori tedeschi del secolo successivo applicarono lo stesso termine in senso spregiativo alla storia della Chiesa, perché convinti che l’unica vera Chiesa di Cristo fosse quella dei tempi apostolici.
E’ una parola, dunque, che non ha un valore positivo e, ancora oggi, qualcuno chiama il Medioevo i secoli bui e lo descrive come un periodo oscuro e barbaro.
Queste considerazioni non corrispondono, però, alla realtà storica.
Gli anni del Medioevo sono anni straordinari, durante i quali la diffusione del Cristianesimo in tutta Europa provoca profonde trasformazioni e crea una nuova civiltà.
Il Medioevo si può dividere in quattro grandi periodi:
- 500-700 d.C.: i regni romano-barbarici si sostituiscono all’Impero romano d’Occidente e avviene una prima e superficiale cristianizzazione dei popoli barbari;
- 700-1050 d.C.: si completa la fusione fra Cristianesimo e civiltà barbariche, si afferma il Regno dei Franchi e aumenta il peso sociale e politico della Chiesa;
- 1050-1300 d.C.: è l’epoca della piena maturità del Medioevo. La società è definitivamente cristianizzata, il papato domina la vita politica, gli ordini religiosi sono in piena fioritura, nascono le università, tutta l’Europa si arricchisce di splendide opere d’arte; nel 1054 le chiese orientali si separano da Roma;
- 1300-1500 d.C.: ha inizio la disgregazione della società medioevale che porta alla nascita dell’Umanesimo e del Rinascimento e alla Riforma protestante.
Gli anni del Medioevo sono ricchissimi di avvenimenti e la Chiesa è, di essi, la principale protagonista.
Alla sua opera missionaria si deve la progressiva cristianizzazione dell’Europa: la religione cristiana rimane l’unica religione e la Chiesa diventa l’autorità morale alla quale tutti si sottomettono.
Chiesa e stato vivono in simbiosi, tanto da poter essere raffigurati come i due fuochi della medesima ellisse.
La Chiesa ha il monopolio della cultura: le università nascono come sue fondazioni, ogni attività spirituale e di culto è nelle mani di sacerdoti e chierici, e chierici e religiosi sono al servizio di re e principi, spesso alla guida delle loro cancellerie.
Anche la divisione in classi della società medioevale e l’assenza delle rivendicazioni sociali tipiche dei secoli successivi, si spiegano con la convinzione, caratteristica della religione cristiana, che ogni uomo di fronte a Dio ha la stessa dignità.
Non è quindi errato parlare della società medioevale come di una società cristiana.
L’aspetto negativo di una tale situazione è il coinvolgimento della Chiesa in situazioni difficili che la obbligano spesso a scendere a compromessi.
Sempre più ricca e potente, essa rischia di venire meno alla semplicità e alla povertà evangeliche: grandi papi, quali Gregorio I Magno, Gregorio VII, Alessandro III e Innocenzo III, rendono il papato un’entità politica la cui potenza nulla ha da invidiare a quella di imperatori quali Carlo Magno, Ottone il Grande, Enrico IV, Federico Barbarossa, Federico II. Ma grandissimi santi, Benedetto da Norcia, Bruno di Colonia, Bernardo di Chiaravalle, Francesco d'Assisi, Domenico di Guzman e tanti altri, conservano la Chiesa fedele alla sua primitiva purezza. La loro opera segna profondamente la vita spirituale del Medioevo e il loro esempio dimostra come la difficile eredità della primitiva Chiesa di Gerusalemme si conservi e si arricchisca nel corso dei secoli.
Il monachesimo cristiano nasce in Oriente nel IV sec. d.C., come risposta spirituale al pericolo che la Chiesa, superato il tempo delle persecuzioni, si allontani dal messaggio del Vangelo e venga coinvolta in situazioni contrarie alla sua missione. Grandissimi personaggi, quali Antonio, Pacomio, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Gregorio di Nissa e tanti altri diventano splendidi testimoni dei valori essenziali della vita cristiana.
In Occidente si afferma per opera di S. Benedetto da Norcia (480-547).
La parola greca μοναχοσ indica una persona che vive sola.
Il monaco è colui che, seguendo l’esempio di Cristo, tenta di raggiungere la perfezione cristiana nella solitudine, nella preghiera e nella mortificazione dei desideri. E’ l'uomo di Dio che, come i profeti, gli Apostoli e i martiri si affida interamente a Dio per vivere una vita santa.
Sia che viva da eremita nella solitudine più completa, sia che viva insieme ad altri monaci, la sua vita diventa un segno della presenza di Dio nella storia e un richiamo continuo, rivolto alla Chiesa e a tutti gli uomini, a realizzare quanto Gesù ha insegnato.
Il monastero è l'esempio di una società perfettamente organizzata, nella quale tutto concorre alla santificazione di quanti vi abitano. Le rigide regole di vita che in esso si devono osservare, guidano il monaco nella ricerca di Dio e nel tentativo di imitare, nella preghiera, nel lavoro e nell'esercizio della carità, Cristo, luce della Vita.
I monasteri sorgono a migliaia. Il solo Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), monaco benedettino cistercense, ad esempio, fonda personalmente 68 monasteri; monasteri che diventano 350 alla sua morte, 530 nel 1200 e 1600 nel 1500.
Il peso religioso e sociale del monachesimo nel Medioevo è enorme: la spiritualità monastica e l’impegno missionario dei monaci danno un contributo determinante alla edificazione della civiltà medioevale.
Colombano il Vecchio, monaco irlandese del VI sec. d.C., predica il Vangelo nei territori dell'attuale Scozia; papa Gregorio I Magno (590-604), monaco benedettino, evangelizza i Longobardi; Colombano il Giovane e i suoi monaci predicano in tutta Europa e fondano, fra gli altri, i grandi monasteri di S. Gallo in Svizzera, e di Bobbio in Italia; Agostino, monaco benedettino di Roma, porta il Vangelo agli Angli e ai Sassoni, nell'attuale Inghilterra; a Vinfrido Bonifacio, (673 ca.-754) si deve l’evangelizzazione della Germania.
Straordinaria è, anche, l’importanza assunta dai monaci nella vita politica del tempo.
L’incontro con Benedetto muta i piani di guerra del re dei Goti, Totila; la formazione spirituale di Gregorio VII, monaco nel monastero di Cluny, è all’origine della profonda riforma che egli, una volta eletto papa, introduce nella vita della Chiesa; la predicazione di Bernardo di Chiaravalle è all’origine della II crociata; molti dei papi del tempo provengono dalla vita monastica.
Il monachesimo è determinante nella vita culturale del Medioevo. Migliaia di monaci realizzano splendide opere d’arte e conservano nel tempo, grazie ad un paziente lavoro di copiatura, le più importanti opere letterarie dell’antichità. Ricchissima è la produzione di testi spirituali che danno vita ad una vera e propria letteratura monastica.
Il monastero diventa, così, una sorta di faro luminoso la cui luce illumina e vivifica tutta la società medioevale.
Anzitutto amare il Signore Iddio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, poi il prossimo come se stesso. (...) nulla anteporre all'amore di Cristo; non dare sfogo all'ira; non covare il rancore per poi sfogarlo; non dare posto in cuore all'inganno; non dare con falsità il saluto di pace; non allontanarsi dallo spirito di carità; non giurare perché‚ non capiti di spergiurare; dire la verità col cuore e colla bocca; non rendere male per male; non offendere, anzi sopportare pazientemente anche le offese ricevute; amare i nemici; non insultare chi ci insulta, ma piuttosto dirne bene invocando su di lui la protezione di Dio; sopportare le persecuzioni in difesa della giustizia; non essere superbo, né beone, né mangione, né dormiglione; né pigro, né brontolone né denigratore; riporre la propria speranza in Dio; attribuire a Dio e non a se stesso quel po' di bene che uno eventualmente veda in se stesso; attribuire invece il male sempre a se stesso, sapendolo opera propria. Temere il giorno del giudizio; aver terrore dell'inferno; desiderare la vita eterna con tutto l'ardore dell'anima; avere ogni giorno la morte presente davanti agli occhi, vigilare ogni momento sulle azioni della propria vita; essere certi che in ogni luogo Dio ha il suo sguardo su di noi; spezzare subito in Cristo i cattivi pensieri che si presentano nel proprio cuore e confessarli al padre spirituale; (...) dedicarsi spesso alla preghiera; confessare ogni giorno a Dio nella preghiera le proprie colpe passate con lacrime e gemiti ed emendarsene per l'avvenire; non appagare i desideri della carne; odiare la propria volontà; obbedire sempre agli ordini dell'abate anche se egli agisse diversamente - non sia mai! -, memori del precetto del Signore: “Fate quello che dicono ma non fate quello che fanno”; non voler essere chiamato santo prima di esserlo, ma esserlo prima, perché lo si possa dire con maggior fondatezza; mettere ogni giorno in pratica i comandamenti di Dio; amare la castità; non odiare nessuno; non essere pieno di gelosia; non agire con invidia. (...) Eccoli dunque gli strumenti per la santificazione della nostra anima; e se noi ce ne serviremo senza interruzione notte e giorno e li riconsegneremo nel giorno del giudizio, riceveremo in cambio dal Signore la ricompensa da Lui stesso promessaci: “Ciò che occhio non ha visto né orecchio udito né mente umana concepito ecco i beni che Dio ha preparato per coloro che lo amano". L'officina, poi, in cui dobbiamo adoperare tutti questi strumenti, è costituita da quanto è racchiuso nel recinto del monastero e dalla stabilità nella famiglia monastica. (Regola di S.Benedetto, dal cap.4)
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Sono, insieme al monachesimo, l'altro grande strumento di cui Dio si serve per custodire la sua Chiesa. La potenza politica e la ricchezza che la Chiesa raggiunge nel Medioevo le permettono di svolgere liberamente la propria missione, ma minacciano la sua fedeltà all'ideale di umiltà e povertà proposto da Gesù. E proprio nel XIII sec., il secolo che rappresenta il culmine della società medioevale, S. Francesco d'Assisi (1182-1226) e S. Domenico di Guzman (1170-1221) richiamano la Chiesa alla fedeltà a questo ideale.
Francesco rinuncia alla sicurezza di una vita ricca di beni materiali per vivere in assoluta povertà, e raccoglie attorno a sé un gruppo di uomini che chiama frati minori. Egli dimostra, con la propria vita, come sia possibile realizzare quanto Gesù ha proposto all'uomo e vivere, fino in fondo, l'ideale evangelico del distacco dalle cose di questo mondo. La sua profondissima fede e il suo animo sensibile e grato di fronte ai doni di Dio si esprimono in una delle pagine più belle che mai siano state scritte fino ad oggi: Il Cantico delle creature.
Domenico è convinto che colui che annuncia il Vangelo debba essere dotato di una solida e profonda preparazione teologica e fonda un ordine di frati, l'Ordine dei predicatori, i cui membri dedicano la propria vita alla preghiera, allo studio della dottrina della Chiesa e alla predicazione.
Altri due ordini vengono chiamati mendicanti. Sono gli ordini dei Carmelitani, approvato dal papa nel 1247, e degli Eremitani di S. Agostino, approvato da Papa Alessandro IV nel 1256.
Il merito principale degli ordini mendicanti è quello di riavvicinare la Chiesa alle parti più umili e povere della società. Il francescanesimo, vivendo in purezza l’ideale evangelico, riesce a mantenere nell’ambito della dottrina cattolica molti che sarebbero rimasti affascinati dai movimenti ereticali di catari e di valdesi, di Arnaldo da Brescia e di fra’ Dolcino; i frati predicatori, chiamati più comunemente Domenicani, spendono la loro vita nel combattere il pericolo rappresentato dalle eresie.
Il Cantico delle Creature Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so le laude, la gloria e l'onore e onne benedizione. A te solo, Altissimo, se confano e nullo omo è digno te mentovare. Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature, spezialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno, e allumini noi per lui. Ed ello è bello e radiante cun grande splendore: de te, Altissimo, porta significazione. Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le Stelle: in cielo l'hai formate clarite e preziose e belle. Laudato si, mi Signore, per frate Vento, e per Aere e Nubilo e Sereno e onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento. Laudato si, mi Signore, per sor Aqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e casta. Laudato si, mi Signore, per frate Foco, per lo quale enn'allumini la nocte: ed ello è bello e iocondo e robustoso e forte. Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sostenta e governa, e produce diversi fructi con coloriti fiori ed erba. Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano pe lo tuo amore e sostengo infirmitate e tribulazione. Beati quelli che 'l sosterranno in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale da la quale nullo omo vivente po’ scampare. Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali! Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati ca la morte seconda no li farrà male. Laudate e benedicite mi Signore, e rengraziate e serviteli cun grande umiltate. |
La parola greca theologia significa, alla lettera, discorso intorno a Dio.
La teologia nasce dalla continua riflessione della Chiesa intorno alla Parola di Dio, contenuta nella Bibbia, e, indagando sempre più a fondo nell'inesauribile patrimonio della Rivelazione divina, offre a tutti gli uomini la possibilità di accostarsi al mistero di Dio.
Nel Medioevo, la Teologia ha un grande sviluppo.
Dallo studio approfondito e continuato della Sacra Scrittura, Anselmo di Aosta e Bernardo di Chiaravalle, nel XII secolo, danno vita alla Teologia monastica, che afferma la superiorità della fede sulla speculazione filosofica. Nel secolo successivo nasce la Teologia scolastica (così chiamata dalle scuole che si formano nelle città in seguito alla decadenza di quelle dei monasteri) il cui maggiore rappresentante è il teologo domenicano S.Tommaso d'Aquino (1226-1274). nella sua Somma Teologica, egli dà ordine a tutto il sapere teologico e dimostra come l’uso corretto della ragione umana, illuminata dalla fede, guidi l'uomo alla conoscenza di Dio. La sua opera teologica è fondamentale, tanto da costituire ancora oggi la base di tutta la teologia cattolica.
A S.Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) si deve un'opera, intitolata Itinerario della mente a Dio, nella quale il teologo francescano propone il cammino che l'uomo può compiere per giungere alla contemplazione della Trinità
Dalle scuole teologiche delle città nascono le Università e, nei conventi degli ordini mendicanti, gli Studi generali.
Caratteristiche dello spirito medioevale scrivono una pagina di storia della Chiesa ricca di luci e di ombre. Le Crociate sono spedizioni militari, organizzate da principi, re e imperatori dell'Europa cristiana, per liberare dai Musulmani i luoghi dove ha vissuto ed operato Gesù.
Nel 1071 d.C., i Turchi Selgiucidi invadono la Palestina, conquistano Gerusalemme e cominciano a minacciare i pellegrini cristiani che vi si recano. Il Papa Urbano II (1088-1095), allora, esorta tutti i cristiani ad impegnarsi per liberare il paese di Gesù. Ha inizio, così, una storia straordinaria, nella quale vittorie e sconfitte, stragi e atti di coraggio, grandi slanci ideali e crimini abietti, si alternano in un turbinio di vicende tumultuose.
Le Crociate sono sei e si svolgono in un arco di tempo di circa 150 anni, tra il 1096 e il 1254:
I crociata: dal 1096 al 1099. La spedizione militare guidata dai principi Raimondo di Tolosa, Goffredo di Buglione e Boemondo di Taranto, è preceduta dal movimento spontaneo e non organizzato verso la Palestina di gruppi di contadini, guidati da Pietro d’Amiens, che vengono completamente annientati nel primo scontro con i Turchi. I principi e i cavalieri cristiani, invece, conquistano Gerusalemme nel Luglio del 1099 e fondano il Regno cristiano di Gerusalemme;
II crociata: dal 1147-1149. Organizzata dai re di Francia e di Germania, in seguito alla predicazione del monaco Bernardo di Chiaravalle, si risolve in una catastrofe militare; nel 1187 Gerusalemme torna in mano ai Turchi;
III crociata: dal 1189 al 1192. Guidata dall’imperatore Federico Barbarossa, che morirà annegato nel fiume Salef, dal re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone e dal re francese Filippo II, porta alla firma di un armistizio con il sultano Saladino, armistizio che consente ai pellegrini cristiani senza armi di visitare Gerusalemme;
IV crociata: dal 1202 al 1204. Voluta da papa Innocenzo III, viene deviata, per istigazione dei mercanti veneziani, preoccupati dei loro interessi commerciali, verso Costantinopoli, che i crociati conquistano e saccheggiano nell’Aprile del 1204. La reazione in Europa agli egoismi dei veneziani e alle crudeltà dei soldati crociati provoca una sorta di “spiritualizzazione” dell’idea di crociata e porta all’organizzazione della cosiddetta crociata dei fanciulli. Migliaia di bambini e ragazzini, guidati dal francese Stefano e dall’appena decenne tedesco Nicola, si incamminano verso la Terra Santa, ma vanno incontro ad una terribile tragedia. Molti muoiono durante il cammino e altri vengono raggirati e venduti come schiavi ad Alessandria d’Egitto.
V crociata: tra il 1228 e il 1229. Iniziativa privata dell’imperatore Federico II che ottiene la restituzione di Gerusalemme;
VI crociata: dal 1248 al 1254. Guidata dal re di Francia S. Luigi IX, si dirige verso l’Egitto dove, però, i soldati cristiani vengono sconfitti nei pressi de il Cairo.
Nel 1270 Luigi IX organizza una nuova crociata, ma anche questa fallisce.
Come l’Inquisizione, anche le Crociate hanno suscitato discussioni e interrogativi.
Dal punto di vista militare le crociate non sono un successo: la vittoria è dei musulmani che, nel 1291 riportano tutta la Palestina sotto il proprio dominio.
Dal punto di vista religioso bisogna riconoscere che episodi quali le stragi di ebrei cui si abbandonano i contadini che precedono la prima crociata o i sanguinosi saccheggi di Gerusalemme nel Luglio 1099 e di Costantinopoli nell’Aprile 1204, nulla hanno a che spartire con lo spirito del Vangelo e con il giusto impegno a difendere i luoghi santi e i pellegrini cristiani.
Il sacco di Costantinopoli, infine, segna la definitiva rottura fra la cristianità occidentale e la cristianità orientale.
Per comprendere le crociate, tuttavia, occorre ricordare lo spirito e il sentire comuni della società medioevale, unita saldamente dalla fede cristiana e dominata da una Chiesa potente.
I pontificati di Gregorio VII (1073-1085), Alessandro III (1159-1181) e Innocenzo III (1198-1216) rendono la Chiesa sempre più forte e politicamente importante tanto che si considera il potere spirituale superiore al potere temporale e il papa superiore all’imperatore. La potenza degli stati e dei regni deve essere, quindi, impegnata nella difesa della religione cristiana.
Le crociate sono anche comprensibili se si tiene conto della forza e dell’importanza che, nel Medioevo, assume la cavalleria. Uomini forti e totalmente dediti all’arte della guerra, trovano nelle spedizioni in Terra Santa la possibilità di vivere la fede cristiana e di appagare il proprio spirito di avventura.
Infine, le crociate hanno rinsaldato i vincoli tra i vari popoli europei e li hanno messi in contatto con le ricche culture bizantina e islamica.
Anche nel Medioevo nascono e si sviluppano movimenti religiosi ed eresie che costituiscono una grave minaccia all’unità della Chiesa.
Intorno al 1170, sorgono in Belgio gruppi di donne, chiamate Beghine, dedite alla preghiera e alla lettura della Bibbia. Nello stesso periodo, in Lombardia, nasce una confraternita i cui membri prendono il nome di Umiliati. Questi due movimenti rimangono nella Chiesa, dedicandosi alle opere di carità e alla preghiera.
Vere e proprie eresie, invece, sono quelle dei Catari e dei Valdesi.
La dottrina dei Catari afferma che il mondo è stato creato dal Dio dell'Antico Testamento, identificato con il Diavolo, e che il Dio buono del Nuovo Testamento ha inviato uno dei suoi angeli, Gesù Cristo, a salvare l’uomo; per raggiungere la salvezza, l'uomo deve rinunciare al matrimonio, al lavoro e alla ricerca di beni e ricchezze. La Chiesa, troppo ricca e potente, è opera diabolica.
L’eresia dei Valdesi prende il nome dal mercante francese Pietro Valdès. Donati i propri beni ai poveri, Valdès comincia a predicare esortando alla povertà e alla penitenza. Autorizzato in un primo tempo da papa Alessandro III (1159-1181), è in seguito scomunicato da Lucio III (1181-1185); i suoi seguaci seguiranno i protestanti.
Al pericolo per l'integrità della propria dottrina, rappresentato dalle eresie, la Chiesa contrappone il tribunale dell'Inquisizione, organizzato da papa Innocenzo III (1198-1216) nei primi anni del 1200. Ad esso spetta il compito di interrogare i presunti eretici e, qualora ne sia accertata la colpevolezza, consegnarli alle autorità civili che procedono alla loro condanna.
Non è facile comprendere l'Inquisizione, perché la sua storia è complessa e, oggi, ne vengono ricordati solo gli aspetti negativi. Nella sua storia vi sono stati abusi ed esagerazioni commessi da giudici fanatici che nulla avevano in comune con il messaggio del Vangelo e contro cui lo stesso Innocenzo III e S. Tommaso d'Aquino misero spesso in guardia. E’ anche vero che, spesso, gli inquisitori ricorsero alla tortura, ma, per avere una giusta visione del problema, occorre considerare due fatti molto importanti.
Nella società medioevale, l'eretico è considerato un pericolo non solo per la Chiesa, ma anche per la società stessa, della quale minaccia di distruggere le radici cristiane. Per questo, l'eretico medioevale non viene solo scomunicato, cioè estromesso dalla comunità ecclesiale, ma viene perseguitato anche dallo Stato. Nel 1197, il re Pietro II di Aragona condanna i catari alla morte sul rogo e i re Luigi VIII di Francia ed Enrico II d’Inghilterra esortano il Concilio Lateranense III a prendere severe misure contro gli eretici.
Non bisogna dimenticare, infine, che i processi dell'Inquisizione sono processi regolari, nei quali all'imputato sono offerte tutte le possibilità di difendersi e che possono concludersi anche con la sua assoluzione.
La cattedrale è la traduzione artistica della spiritualità medioevale.
Sono due gli stili artistici che nascono in quest'epoca: il romanico e il gotico. La cattedrale romanica, con la sua solida austerità, trasmette a chi vi si sofferma in preghiera un senso di pace e di quiete; la cattedrale gotica, con le sue altissime e ardite navate, eleva l'anima del credente verso l'altezza dell'amore di Dio. Le sculture e gli affreschi che la ornano sono un mezzo per fare conoscere alle persone più umili i grandi eventi della storia della salvezza e vengono chiamati Bibbia dei poveri.
La cattedrale medioevale, nella sua perfezione, esprime in modo sublime l'armonia tra fede e ragione caratteristica del pensiero medioevale ed è, insieme alle grandi opere della teologia monastica e della teologia scolastica, la testimonianza più vera del sentire di un'epoca.